La crisi economica, le grandi trasformazioni tecnologiche e i mutamenti degli scenari culturali aprono sfide inedite per il Terzo Settore, in particolare per il segmento della cooperazione sociale. Scenari che diventano ancora più rilevanti se incrociati con la recente riforma del Terzo Settore e il contestuale consolidamento della nozione di Impresa Sociale all’interno dell’ecosistema dell’economia civile (per utilizzare le parole dell’economista Stefano Zamagni). Scenari che investono il modello di business delle cooperative sociali e la loro stessa mission in un contesto sociale ed economico sempre più gravato da profonde diseguaglianze e da una radicale diminuzione delle opportunità in specie per i più giovani. A queste sfide abbiamo provato a rispondere all’interno di Coder360 attraverso un dialogo costruito con la cooperativa Comin, storica realtà milanese che ha deciso di condividere con i partecipanti al percorso i bisogni e gli obiettivi di un suo ramo di business, quello degli affidi di minori. Un settore molto delicato, attualmente gravato da pesanti inefficienze e asimmetrie informative, che rischiano di pregiudicare percorsi di inclusione sociale e di consolidamento dell’autonomia dei beneficiari. La challenge rivolto agli studenti di Coder360 era dunque articolata su tre livelli:
• Definire una campagna di comunicazione che allarghi il range di famiglie potenzialmente destinatarie di affidi
• Sviluppare spazi online e offline di conversazione e diffusione sui temi dell’affido e della genitorialità
• Dare evidenza ai diversi stakeholder, in primo luogo l’ente locale, dell’impatto delle attività e dei costi ad esse connesse
Tre obiettivi molto sfidanti, complessi, dove occorreva tenere insieme elementi molto diversi tra loro, competenze digitali, design dei servizi, comunicazione, insieme a elementi più “hard” come la capacità di ricostruire i costi della catena del valore dell’affido e la capacità di individuare dimensioni e indicatori su cui valutare la bontà del servizio erogato. Elementi che in un’ultima analisi fanno emergere nuove possibilità per l’impresa sociale sempre più stretta tra bisogni sociali crescenti e spesa pubblica in costante diminuzione (anche in territori affluenti come Milano e la Regione Lombardia). La risposta targata Coder360 è andata esattamente in questa direzione: una piattaforma digitale che sulla base di esperienze analoghe in altri paesi e su altre tematiche possa costituire “l’infrastruttura abilitante” su cui immaginare un nuovo modo per la cooperativa di rapportarsi a partner, utenti e stakeholder: sempre meno service provider, sempre più soggetto coordinatore e facilitatore delle risorse del sociale. Più precisamente si è proposto uno spazio di discussione per facilitare le conversazioni tra famiglie affidatarie, acquisire informazioni certe sulle diverse fattispecie d’affido e sul tema della genitorialità, sostenere forme di mutuo aiuto tra le famiglie stesse. Il tutto corredato da una coerente campagna di comunicazione che incorpori i valori che ispirano l’agire di Comin e ne evidenzi gli impatti sociali. Tu chiamala, se vuoi, innovazione sociale
Un lavoro lungo che ha previsto due trasferte fiorentine da parte del management di Comin e una restituzione avvenuta lo scorso sabato a Milano dove i tre project manager hanno presentato il lavoro svolto a operatori, rappresentanti delle famiglie e responsabile della comunicazione. Un momento che non si è limitato a raccontare un percorso formativo e di studio, ma si è arricchito di una interessante discussione al fine di rendere evidente il senso della proposta presentata e la sua coerenza con la tavola di valori e l’operatività di Comin. Un percorso che potrebbe arricchirsi della fase più interessante: passare dalla progettazione all’azione, dal design al prototipo. Perché Social Enterprise IS social change.